User Manual

36
in un testo si rinvia a un termine cronologico indiziario (di solito l’anno di morte
dell’autore di quel testo) abbreviato con “av.” (= avanti) seguito dall’anno; nelle
opere composte o pubblicate in più anni si dà esclusivamente l’indicazione
dell’anno più recente: ad es. 1304-1308 diventa 1308; l’abbreviazione “ca. (=
circa) significa che l’indicazione dell’anno è approssimativa.
Per un criterio di economicità e per rendere più rapida la consultazione, nelle parole
polisemiche, cioè quelle che hanno più significati o accezioni, si è stabilito di datare
solo l’apparizione più antica del vocabolo senza far riferimento alla sua evoluzione
semantica (a rigore, ogni accezione particolare richiederebbe una propria datazione).
Per lo stesso motivo non si è ritenuto necessario indicare le varianti grafiche
antiquate, alle quali spesso sono riferite le date di prima attestazione.
14. Pronuncia. Il vocabolario registra la pronuncia dei lemmi, delle varianti di forma e
delle forme flesse in due modi distinti. La pronuncia della maggior parte delle parole
italiane è indicata dall’accento (chiaro o scuro, acuto o grave, come si dirà in seguito)
e da altri segni grafici (per es. da un punto sottoscritto alla
s
o
z
per indicarne il suono
sonoro). La pronuncia delle parole latine o straniere e delle parole italiane anomale è
invece indicata dalla trascrizione fonematica con i simboli dell’alfabeto
dell’Associazione Fonetica Internazionale.
14.1 Le principali difficoltà nella corretta pronuncia dell’italiano sono:
La posizione dell’accento tonico: si dice ed
I
`le o e`dile, persuade`re o persua`dere,
tral
I
`ce o tra`lice?
Il suono chiuso (come in Ro´ma, ve´rde) o aperto (come in ro`ba, ve`nto) della
o
e
della
e
.
Il suono sordo (come in o`sso, ta`zza) o sonoro (come in ro`s
.
a, ga`z
.
z
.
a) della
s
e
della
z
.
La pronuncia del trigramma
gli
: palatale laterale in a`glio, de´gli;
/gli/
in g
.
l
I
`cine,
neg
.
lige`nte.
La pronuncia del digramma
gn
: generalmente nasale palatale (come in ba`gno,
gno`mo); talora
/gn/
(come in g
.
ne`iss, g
.
no`s
.
i).
Il suono semiconsonantico (come in ie`ri, scuo`la) o vocalico (come in bi
_
o`ssido,
du
_
e´tto) della
i
e della
u
seguite da vocale.
Lo Zingarelli risolve questi problemi con semplici soluzioni grafiche che non
rallentano la lettura e contemporaneamente chiariscono in modo immediato ed
efficace ogni possibile dubbio:
•Tutti i vocaboli italiani sono accentati. L’accento è in carattere neretto se
obbligatorio: perché, libertà, ; in carattere chiaro se facoltativo: be`ne, me`glio,
co´rsa. Infatti in italiano l’accento deve essere obbligatoriamente scritto solo
quando cade sulla vocale finale; può essere scritto facoltativamente quando cade
su un’altra vocale. (In pratica l’uso dell’accento facoltativo è limitato a casi
altrimenti ambigui:
cose che càpitano al capitàno
:
ha perso ancóra l’àncora
;
prìncipi senza princìpi
:
amano la pésca e non la pèsca
.)
Sia gli accenti obbligatori (neretti) che quelli facoltativi (chiari) sono sempre gravi
sulle vocali
a
,
i
,
u
(
à
,
ì
,
ù
). Possono invece essere gravi oppure acuti su
e
ed
o
:
l’accento grave (
è
,
ò
) indica pronuncia aperta (
/E/
,
/O/
), come in be`lla
/"bElla/
,
fo`rza
/"fOrtsa/
; l’accento acuto (
é
,
ó
) indica pronuncia chiusa (
/e/
,
/o/
), come in
me´ la
/"mela/
, ro´ssa
/"rossa/
.
Un punto sotto la
s
o la
z
indica i suoni sonori
/z/
,
/dz/
: ca`s
.
o
/"kazo/
, z
.
o`na
/*"dzOna/
. L’assenza di punto indica i suoni sordi
/s/
,
/ts/
: se´ra
/"sera/
, sta`nza
/s"tantsa/
.
Un punto sotto il trigramma
gli
indica la pronuncia
/gli/
come in g
.
licem
I
`a
/gliÍe"mia/
. L’assenza di punto indica la pronuncia palatale laterale: glie´lo
/*"Felo/
,
p
I
`glio
/"piFFo/
.
Un punto sotto il digramma
gn
indica la pronuncia
/gn/
come in g
.
ne`iss. L’assenza
di punto indica la pronuncia nasale palatale come in gno`mo
/"
J
Omo/
.
Un trattino sotto la
i
o la
u
seguite da vocale indica suono vocalico: sci
_
ato´re
/*Sia"tore/
, du
_
al
I
`s
.
mo
/dua"lizmo/
.
Un doppio punto sotto la
s
indica che per quella lettera sono possibili due
pronunce, la sonora
/z/
, moderna e più diffusa, e la sorda
/s/
, tradizionale e
toscana: amoro´ s
..
o
/amo"rozo, amo"roso/
.
I monosillabi sono un’eccezione rispetto alle regole precedenti: per evitare ogni
possibilità di confusione fra accenti facoltativi e obbligatori, si accentano (con accento
neretto) solo i monosillabi la cui grafia è accentata obbligatoriamente:
(affermazione), (giorno), (voce del verbo
dare
), etc. Gli altri monosillabi non
sono accentati; se la vocale nel monosillabo è
e
oppure
o
, il suono aperto o chiuso è
indicato dalla trascrizione fonematica: no
/nO*/
, se
/se*/
.
Le regole che consentono la lettura dei vocaboli italiani in base alla grafia e alle